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SCRITTURA CREATIVA




Abbiamo lavorato all’acquisizione di abilità linguistiche di base tramite un percorso che si sviluppasse da un approccio ludico alla didattica della lingua, partendo dalla scrittura creativa congiunta ad un lavoro già effettuato da altri operatori sull’immagine e sulla decodificazione del messaggio audiovisivo; tramite alcune immagini scelte dalle donne coinvolte, legate al loro vissuto, dalla scrittura ci si è allargati ad un lavoro di più ampia riflessione sul codice linguistico e sui difficili rapporti che caratterizzano il passaggio dalla lingua madre a quella d’adozione e quello dal parlato allo scritto, operando poi anche, parallelamente, sul discorso scrittura-lettura/comprensione del testo. I risultati ed il materiale prodotto ben traducono il meraviglioso connubio che si è creato tra il lavoro meramente didattico e lo spessore umano delle esperienze e del vissuto che ciascuna donna ha sentito di trasferire in punta di penna.



Prima lezione: Un detto del mio paese...


Sarò uno schiavo per chi mi ha insegnato una parola
(L’importanza di rispettare l’insegnante)



Trattare le altre persone come vorresti che trattassero te


Un popolo si deve giudicare non per le sue mancanze,
Ma per le cose giuste, alte, importanti che ha fatto.



Seconda lezione: Da un'immagine... una storia


Un modo di dire per esprimere la contentezza di vedere una bella cosa. “Sei stata bellissima“, mi dicono tutti con un bel sorriso che mi dà la voglia di risposarmi un'altra volta. Forse hanno ragione, perché il giorno del matrimonio la sposa diventa una regina. E’ bello vivere questo sentimento nel proprio ambiente, ma bisogna provare anche la stanchezza di quel giorno per rischiare di cambiare idea. Due settimane di fatica: dovevo comprare cose nuove, vestiti, scarpe, gioielli, latte, datteri,… sono tutte cose che si portano in dote dalla casa dello sposo alla casa della sposa con i gruppi musicali. Nella mia casa c’erano tanti rumori , c’era tutta la mia famiglia, anche quelli che non conoscevo, con i loro figli. Mia madre e le mie zie erano le responsabili della preparazione di ogni cosa, perchè tutto il necessario fosse pronto e organizzato a dovere. Da noi il matrimonio non dura solo un giorno, a parte la preparazione, ma dalla settimana prima cantiamo e balliamo fino a tardi. Ma il giorno prima del matrimonio è il più pieno: la sposa e i suoi parenti, solo le donne, si si occupano di apporre disegni sulle mani e sui piedi con l’HENNA, e si deve anche andare dal parrucchiere per diventare più belle. Sì, ero bella, ma avevo anche fame e mi sono dimenticata di mangiare. Volevo solo tornare presto a casa prima che arrivasse la NAGAFA (la persona che aiuta alla preparazione della sposa) e prima che arrivassero gli ospiti. Finalmente sono in casa. Ho preso solo un bicchiere di latte come simbolo del vivere in pace e felicità per sempre e ho iniziato a prepararmi. Sette vestiti, mi cambio e vado a sedere con gli ospiti per quasi 15 minuti, poi torno a cambiarmi ancora. Da noi la sposa non deve ballare in questo giorno ma nessuno poteva impedirmi di ballare con i miei parenti e fare foto con loro. E cosi tutta la notte, dalle dieci di sera fine alle cinque di mattina. E non abbiamo dimenticato di cucinare per gli ospiti. Per tradizione si inizia con latte e datteri, e subito dopo si prosegue con il cibo particolare che prepariamo in questo giorno (MRAWZIA – SAFA – BASTELLA – ….) e alla fine il dolce con il the. Con l’ultimo vestito della sposa, c’è la torta. Normalmente avevo l’onore di iniziare a tagliarla prima, con mio marito, e dopo di offrirla agli ospiti. E non ci si deve dimenticare di mettere l’anello, il simbolo dell’amore e del rispetto. Alla fine ho salutato tutti e sono andata a letto, dimenticandomi anche della fame tanto avevo bisogno di riposare.


Sono io! La Terra! La Vostra casa! Ascoltate!

Sono malata. Sto soffrendo.
Ero felice, piena di vita e sana per milioni di anni.
Ero la casa per gli animali, le piante, per Voi!
Oggi mi sento male. Ho caldo!
Ho mal di pancia. Non mangio bene, solo il veleno. Non ho l’acqua pulita da bere.
Non posso respirare! Ho la polmonite.
Partorisco i bambini che muoiono di cancro. Sono disperata!
Ascoltate!
Non ho tempo!
Aiutatemi!
Raffreddatemi!
Quando io morirò, anche Voi perderete le vostre vite.
Sono la vostra casa, il vostro rimorso.
State attenti!


Un bel paese fuori Mosca, a 350km.

Io e le mie due figlie, Olga ed Elena, andavamo in un bel paese, Ivanovo, dove c è il nostro monastero Svjato-Voskresenskij Feodorovskij, per trovare il nostro padre spirituale shiigumeno Georgij, e per fare la confessione e la comunione. Ma non solo per questo: andavamo anche per aiutare a lavorare l’orto del monastero e per far le pulizie nella chiesa, perché spesso vi fanno restauri. Quella foto è fatta 10 anni fa. Perché è importante per me? Ognuno ha la sua anima e ognuno ha qualcosa, quando l’anima è serena e tranquilla. Ancora io non lo sono e sento la mia anima più serena e tranquilla vicino a loro, mi piace aiutare far cose utile, provare la stanchezza e ringraziare Dio per il giorno passato, svegliarmi presto con gli altri, pregare e cominciare a lavorare di nuovo.


Cammino in una strada

Cammino in una strada lunga, la vita è nera, non vedo alcuna meta,
ascolto il passato, i ricordi tornano, la paura mi persegue,
non posso fuggire, non posso stare, in questa strada mi sono rapita,
sono stata male.
Sono rimasta anni,
cosa è successo ?
perché sono stata debole e mi sono arresa ?
perché non sono stata forte e non mi sono difesa ?
Cosa fa il rimpianto adesso?, in questa strada nera, mi hai preso il cuore, l’anima, la vita.
Qui ho pianto quanto ti ho amato, e nella terra mi sono addormentata,
Nel buio mi sono persa con le lacrime negli occhi.
Mi manca la tua vicinanza di allora,
mi manca sentire “Ti amo” dalla tua bocca, mi manchi.
Non sapevo che una parola può ferire un cuore,
le parole sono uscite da sole, senza intenzione.
Se potessi smettere di parlare, se potessi abbracciarti,
lascerei i miei occhi a parlare di me.
Sentivo sempre l’affetto del tuo cuore, ma oggi è tutto crudeltà,
sono diventata matta, non riesco più a muovermi, mi hai sotterrato.
Rendimi la mia vita, innalzami, fammi vivere nei tuoi rami, essere foglia,
nasconderti alla luce del sole, proteggerti,
siamo nati per stare insieme, il nostro destino è lo stesso.
Posso smettere di parlare, ma “TI AMO” lo dirò sempre.
Ho provato a dimenticarti, ma non ho potuto,
tutto mi ricorda di te, la casa, i muri, il vento.
Sei ancora in me, cosa mi hai fatto?
Non so vivere, dormire, sento la mancanza di qualcosa,
sento che il cuore non è il mio, pensavo di poter andare avanti,
continuare a vivere, tutti mi chiedono di te,
non sono abituati a vedermi da sola, triste.
Tu sei chi aspettavo da sempre, TI AMO,
torna e riporta la luce nella mia vita.






Terza lezione: Una figura-persona positiva nella mia vita


Mia Madre

Tutta la mia vita
le cose che mi ha insegnato
nessuno può amarmi e vuole vedermi felice per sempre più di lei
l'amore, l'affetto familiare,
la sua stanchezza per farmi finire gli studi
Per descrivere la sua importante figura, tutta la vita non mi basta



Mia Madre

Per tutta la vita ho osservato il modo in cui la mia mamma si comportava con gli altri.
Mi ha insegnato a parlare con le persone avendo rispetto per loro e per me stessa.
Grazie a lei!


Grazie, Giusy

È stato un anno fa, quando ci siamo incontrate la prima volta. Non avevo mai visto un sorriso cosi caloroso. Mi ricordo bene che ero nervosa però dopo cinque minuti tutta la paura è sparita. Dopo un breve riscaldamento per la mia voce, abbiamo lavorato all’aria di Giulietta dell’opera “I Capuleti e i Montecchi” di Vincenzo Bellini. Ho fatto molti errori nella lingua italiana, ma lei, come sempre, aveva molta pazienza e ripeteva le parole molte volte fino a quando riuscivo a pronunciarle giuste. Qualche giorno dopo questa prima lezione con Giusy Devinu, ho avuto la fortuna di partecipare al suo corso di canto, quello che faceva ogni anno. Durante una settimana ha lavorato con noi, cantanti giovani di tutta l’isola. Insegnava in un modo severo, ma mai ingiusto. A volte raccontava della sua vita come cantante sui palcoscenici dei teatri più famosi del mondo, dove personificava ruoli come la Violetta nell’opera “La Traviata” di Giuseppe Verdi. Questo ruolo l’ha cantato più di 300 volte nella sua vita troppo corta. Alla fine abbiamo fatto un concerto sul palcoscenico del conservatorio di Cagliari, dove lei studiava molti anni fa. Ho recitato l’aria di Giulietta, senza errori nella lingua e con la gran facilità che mi ha regalato lei tramite il suo lavoro incoraggiante e preciso.
Sono tornata molte volte a Cagliari per lavorare con lei, ma quando ci siamo viste a febbraio di quest’anno, ho notato che lei non si sentiva bene. Era l’ultima lezione che ho potuto fare con lei. Nella sera del 2 maggio 2007 si è addormentata per sempre dopo una battaglia lunga contro la sua malattia incurabile. Posso solo dire: Grazie Giusy, per tutto. È stato un onore essere stata la tua allieva.

Mia figlia

Questa è la foto di mia figlia: si chiama Jenny, è simpatica, si diverte quando usiamo la macchina fotografica e anche lei ha imparato a usarla. Ogni volta, quando gioco con lei, le piace posare.
Jenny è ogni cosa della mia vita. Perché vivo con lei ogni giorno, qui in questo paese, e lei è tutta la mia famiglia.
Tengo sempre la sua foto nel portafoglio.


I professori della mia vita

I professori della mia vita: mamma, papà, mia sorella , il sacerdote: Georgij, Sergij, le mie figlie Olga ed Elena.
Perché: loro mi prendono per come io sono, senza cercare di cambiarmi, e questo loro amore mi da forza per stringere le mie emozioni e mi aiuta a cambiare me stessa.